D'un tratto nel folto bosco

Non c’era nessuno in tutto il paese che potesse insegnare ai bambini che la realtà non è soltanto quello che l’occhio vede e l’orecchio ode e la mano può toccare, bensì anche quel che sta nascosto alla vista e al tatto, e si svela ogni tanto, solo per un momento, a chi lo cerca con gli occhi della mente e a chi sa ascoltare e udire con le orecchie dell’animo e toccare con le dita del pensiero.
Amos Oz


giovedì 4 luglio 2013

Incredibile: l’Onu promuove la distruzione delle risorse naturali

siti estrazione oceani
Oggi stavo leggendo questo articolo, vi riporto l’originale in seguito..Volevo solo porvi la mia riflessione e la rabbia che mi nasce quando penso a come sono stanca di questo mondo, di queste persone che pensano solo ad arricchirsi, questa continua ricerca di materie prime, sulla terra, nei fondali, addirittura nella scoperta di nuovi pianeti. Ma non si potrebbero unire tutte queste idee, tutte queste risorse economiche in uno scopo comune che sia a beneficio dell’umanità e della Terra. Ma che senso ha depredare così i fondali
oceanici di materie prime? Si creerebbe un impatto sull’ecosistema marino e terrestre che non saremo in grado di porvi rimedio. Ma a che punto vuole arrivare l’uomo?
Qualche giorno fa parlavamo della moria di api e della creazioni sostitutiva di api robot, ma veramente dobbiamo uccidere ogni tassello importante del mondo per poi sostituirlo con tecnologie create da noi?
Un mondo che a un certo punto è arrivato al top dell’”evoluzione” e ora sta discendendo sempre più in un involuzione che ci porterà alla fine.
Lo so che il mio pensiero è molto utopistico, rivolto ad un mondo dove tutto sarebbe più facile se ci fosse più altruismo, più armonia con la natura, rispetto fra uomo animali e natura…ma sapete quanto sarebbe bello? quanta serenità ci sarebbe?
L’articolo che ha fatto nascere questa mia riflessione che ho voluto condividere con voi è del Fattoquotidiano che riporta come l’ Onu abbia dato il via libera all’estrazione di metalli nei fondali oceanici, a seguito della sempre nuova e continua richiesta. Ma stiamo procedendo con il paraocchi? o siamo così egoisti ed ottusi che non c’interessa di cosa ci lasciamo dietro? Credo che la seconda sia la verità. Dobbiamo imparare a consumare consapevolmente, a riciclare tutto. Sapete quanto materiale per la tecnologia che noi usiamo tutti i giorni, pc, telefoni etc..riusciremo a riusare se tutto fosse riciclato giustamente?
Lascio a voi la lettura e mi piacerebbe sentire anche il vostro pensiero a riguardo.
“E’ ufficialmente cominciata una nuova corsa all’oro. Le pepite moderne sono immense quantità di oro, e anche di rame, cobalto, nichel, manganese e altri metalli e minerali preziosi. E la loro ubicazione non è più il Klondike (Canada) tanto caro a Zio Paperone, ma i fondali degli oceani. Con conseguenze disastrose per l’ecosistema, anche perché le estrazioni saranno gestite da imprese private, da sempre più attente al profitto che all’ambiente. Questa nuova corsa è stata lanciata dallo studio tecnico della Autorità internazionale dei fondali marini (Isa) delle Nazioni Unite,che prevede dal 2016 una vera e propria liberazione delle licenze per gli scavi nei fondali oceanici. Motivandola con le seguenti ragioni: la crescita sia della domanda sia dei prezzi dei metalli; il crollo della loro disponibilità; l’avanzamento della tecnologia; il fatto che sia diventato redditizio per le compagnie del settore estrattivo.
Secondo una ricerca pubblicata nel 2011 su Nature Geoscience da ricercatori dell’Università di Tokyo, nei fondali oceanici ci sarebbero una quantità di metalli e minerali oltre mille volte superiore a quella estraibile scavando sotto la crosta terrestre asciutta. Ma finora non c’era una vera e propria legislazione in materia, anche perché l’estrazione dei ‘noduli polimetallici’, come si chiamano le immense sedimentazioni rocciose oceaniche ricche di metalli e minerali, era antieconomica. Nel passato vi hanno investito canadesi, cinesi e giapponesi, e negli ultimi anni anche le isole del Pacifico come Papua Nuova Guinea, Fiji, Tonga e altre. Mentre le grandi multinazionali dell’estrazione come Rio Tinto e BHP Billiton se erano tenute alla larga. Oggi tutti cercano di entrare nel gioco.
Le diciassette licenze finora accordate dalla Isa si riferiscono alla zona sudorientale del Pacifico(qui la mappa) dove si stimano ci siano quantità immense di nickel, rame e cobalto. Una delle ultime licenze, come appare dalla mappa di prima, è stata accordata a una sussidiaria inglese del colosso americano della difesa Lockheed Martin, sempre tra i primi a fiutare gli affari. Ed ecco che, come conseguenza, le Nazioni Unite hanno deciso di legiferare sulla concessione delle licenze in senso assolutamente permissivo. Aprendo enormi contraddizioni, come appare dal documento della stessa Isa quando si liquida la questione ambientale con il controsenso che “finché non si scava, non si sa quanto si può incidere”. E così, se diversi ricercatori si sono opposti a questa liberalizzazione sulla base che l’estrazione mineraria è non sostenibile di per sé, che sia fatta in mare o su terra, altri sono entrati nello specifico.
Come dice Paul Tyler, biologo al National Oceanography Centre, si metterebbero a rischio molte specie di animali, destinate all’estinzione. Oppure, come spiega Richard Wysoczanski, fisico marino al National Institute of Water and Atmospheric Research (Niwa), la vita a quelle profondità dipende dallo zolfo più che dall’ossigeno, e gli scavi libererebbero particelle di zolfo che entrerebbero nella catena alimentare oceanica modificandola in peggio: fino al pesce sulla nostra tavola. Inoltre, c’è il problema della sicura distruzione delle sorgenti idrotermali e del probabile rilascio di radiazioni, oltre all’annosa questione dello stoccaggio delle scorie. Tutte problematiche bypassate dalle Nazioni Unite, che hanno deciso invece di fare partire la nuova corsa all’oro, come se il pianeta non ne avesse sopportate abbastanza.”

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