D'un tratto nel folto bosco

Non c’era nessuno in tutto il paese che potesse insegnare ai bambini che la realtà non è soltanto quello che l’occhio vede e l’orecchio ode e la mano può toccare, bensì anche quel che sta nascosto alla vista e al tatto, e si svela ogni tanto, solo per un momento, a chi lo cerca con gli occhi della mente e a chi sa ascoltare e udire con le orecchie dell’animo e toccare con le dita del pensiero.
Amos Oz


martedì 19 marzo 2013

Dizionario dell’inciucio di Marco Travaglio

I5 Stelle che han votato Grasso contro Schifani
sapevano bene chi è Schifani e hanno
scelto il meno peggio, cioè Grasso. Ma non
avevano la più pallida idea di chi è Grasso, e
questo è un bel problema. Specie per chi dice di
informarsi sul web per sfuggire alla propaganda
di regime. Se l’avessero fatto davvero, avrebbero
scoperto che il dualismo Schifani-Grasso
era finto. Schifani è sempre piaciuto al Pd, che
infatti 5 anni fa non gli candidò nessuno contro,
votò scheda bianca e mandò la Finocchiaro
a baciarlo sulla guancia. Quando poi il sottoscritto
raccontò in tv chi è Schifani, i primi ad
attaccarmi furono Finocchiaro, Violante, Gentiloni,
il direttore di Rai3 Ruffini e Repubblica .
Schifani era il pontiere dell’inciucio Pdl-Pd.
Così come Grasso che, per evitare attacchi politici,
s’è sempre tenuto a debita distanza dalle
indagini più scomode su mafia e politica, mentre
altri pm pagavano e pagano prezzi indicibili
per le loro indagini. Nessuno l’ha scritto, nei
soffietti al nuovo presidente del Senato: ma
Grasso, quando arrivò alla Procura di Palermo
nel 2000, si ritrovò Schifani indagato per mafia
e lo fece subito archiviare (l’indagine fu riaperta
dopo la sua dipartita). Così, un colpo al cerchio
e uno alla botte, divenne il cocco del Pdl (che lo
impose alla Pna, estromettendo per legge Caselli),
del Centro (che voleva candidarlo) e del
Pd (che l’ha candidato). Ma ciò che conta in
politica non è la verità, bensì la sua percezione:
perciò sabato era difficile per i grilli siculi non
votare un personaggio da tutti dipinto come un
cavaliere senza macchia e senza paura. Anche
stavolta i media di regime ce la mettono tutta
per fare il gioco dei partiti, con il sapiente dosaggio
di mezze verità e mezze bugie e il dizionario
doppiopesista delle grandi occasioni.
Leninismo . La regola base della democrazia è
che si decide a maggioranza e chi perde si adegua
o esce (salvo poche questioni che interpellano
la coscienza individuale). Così ha fatto
M5S sui presidenti delle Camere, decidendo a
maggioranza per la scheda bianca. Ma, siccome
non piace al Pd, la minoranza diventa democratica
e la maggioranza antidemocratica. “Leninista”,
dice Bersani, senza spiegare con quale
metodo democratico è passato in 48 ore dall’offerta
delle due Camere a Monti e M5S, al
duo Franceschini-Finocchiaro, al duo Boldrini-
Grasso.
Dissenso . Da che mondo è mondo il parlamentare
che approfitta del segreto dell’urna per
impallinare il suo partito è un “franco tiratore”.
Ma, se è di M5S, la sua è una sana manifestazione
di dissenso contro la pretesa di Grillo
di telecomandarlo.
Indipendenza . Per vent’anni, se uno passava da
destra a sinistra era un “ribaltonista”, mentre se
passava da sinistra a destra era un “responsabile”.
Ora, se un grillino porta acqua al Pd è
un bravo ragazzo fiero della sua indipendenza;
se resta fedele al suo movimento e ai suoi elettori,
è un servo del dittatore Grillo.
Scouting. Quando B. avvicinava uno a uno gli
oppositori per portarli con sé, era “mercato
delle vacche”, “compravendita”, “voto di scambio”.
Se Bersani sguinzaglia gli sherpa ad avvicinare
i grillini uno a uno, è “scouting” e
odora di lavanda.
Epurazione . Se Pd, Pdl, Udc, Lega espellono un
dirigente che ha violato le regole, è legalità. Se lo
fa M5S, è “epurazione”.
Rivolta. Ci avevano raccontato che Adolf Grillo
e Hermann Casaleggio lavano il cervello al popolo
del web e censurano sul blog i commenti
critici (un po’ incompatibili col lavaggio del
cervello). Ora scopriamo che c’è la “rivolta del
web” pro-dissenzienti. Ma anche, dal sondaggio
di Mannheimer sul Corriere , che il 70% degli
elettori M5S è contro l’inciucio col Pd. Gentili
tromboni, potreste gentilmente mettervi d’accordo
con voi stessi e poi farci sapere come
stanno le cose, possibilmente chiamandole col
loro nome?

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