D'un tratto nel folto bosco

Non c’era nessuno in tutto il paese che potesse insegnare ai bambini che la realtà non è soltanto quello che l’occhio vede e l’orecchio ode e la mano può toccare, bensì anche quel che sta nascosto alla vista e al tatto, e si svela ogni tanto, solo per un momento, a chi lo cerca con gli occhi della mente e a chi sa ascoltare e udire con le orecchie dell’animo e toccare con le dita del pensiero.
Amos Oz


lunedì 18 marzo 2013

Brescia capitale mondiale delle diossine. Aumentano i tumori, anche quelli infantili


Brescia capitale mondiale delle diossine. Aumentano i tumori, anche quelli infantili
Brescia capitale mondiale delle diossine. La drammatica rivelazione riguarda la concentrazione di diossine e Pcb nel sangue dei bresciani: se la concentrazione media a livello mondiale è di 13,2 picogrammi per grammo di grasso, nel sangue di chi risiede in città il valore sale a 54, quattro volte la media mondiale. E il dato è ancora più preoccupante se si guarda a chi vive o ha vissuto nell´area Caffaro: coloro che sono stati esposti all´inquinamento della zona hanno un valore di 82 picogrammi, mentre per chi ha consumato i generi alimentari che venivano prodotti nelle fattorie della Caffaro schizza a 419.
Questi dati sono stati presentati nel corso del convegno «Brutta storia: i tumori aumentano», organizzato dal Comitato per l´ambiente Brescia sud e tenutosi ieri sera nella sala della circoscrizione di via Livorno. Al dibattito hanno preso parte Fulvio Porta, primario dell´Unità di oncoematologia pediatrica dell´Ospedale dei bambini di Brescia e Marino Ruzzenenti, studioso di storia industriale e ambientale. Davanti a un pubblico molto nutrito, i due hanno tracciato un quadro estremamente preoccupante della situazione ecologica bresciana, una vera a propria «bomba» pronta a esplodere. Anzi, che già è esplosa, anche se rimane sottaciuta, senza che i bresciani conoscano davvero i danni provocati dall´inquinamento, in particolar modo del´area Caffaro.
UN DATO È CERTO: i tumori stanno aumentando. Parola di Porta, che è anche presidente dell´Associazione italiana di Ematologia e Oncologia pediatrica: «La fortuna del nostro Paese è che l´assistenza medica è gratuita, non ci sono invidie tra gli ospedali e c´è collaborazione tra i centri di ricerca. Siamo diventati bravi a curare le malattie, ma il problema vero è che la gente e i bambini non dovrebbero ammalarsi». Fortunatamente, ha sottolineato Porta, i tumori infantili sono rari, e colpiscono «solo» 50-60 bambini all´anno: «Sono malattie rare, ma mortali se non vengono curate nel modo corretto. Il problema grosso è avere una rete che riesca a diagnosticare correttamente la malattia. Siamo aiutati dai protocolli di diagnosi e terapia che abbiamo sviluppato e che sono uguali per tutti i bambini».
La bella notizia è che il 70 per cento dei bambini guarisce, perché reagiscono meglio alle terapie. Ma le malattie sono cambiate: «Negli ultimi anni sono cambiati i tipi di tumori: c´è stato un forte aumento dei tumori ossei e cerebrali». Brescia città è uno dei siti italiani in cui questo ampliamento è avvenuto in percentuali maggiori, e lo stesso vale per la Franciacorta. Ma è tutta l´Italia a vedere aumentare pericolosamente i tumori infantili, più che tutti gli altri Paesi europei: «Ma la cosa più grave è che l´incremento riguarda soprattutto i bambini sotto l´anno di vita, con una crescita dei tumori del 3,2 per cento», ha notato Porta, prima di lanciare un altro allarme: «Ciò che respiriamo resta dentro di noi, e potrebbe cambiare il nostro codice genetico. C´è il rischio che l´inquinamento ambientale modifichi il nostro Dna, e che si possa trasmettere ai propri figli».
RUZZENENTI ha trattato soprattutto il caso Caffaro, comparandolo con l´Ilva di Taranto e l´Icmesa di Seveso.
«A Brescia non c´è ancora la consapevolezza dell´inquinamento del sito, che ha coinvolto tutti i bresciani. L´inquinamento è iniziato ottanta anni fa, trent´anni fa è terminata la produzione ma la contaminazione è continuata fino all´inizio del Duemila, e forse prosegue anche oggi», ha spiegato Ruzzenenti, prima di illustrare i dati relativi alla concentrazione di Pcb e diossine nel terreno.
I dati non lasciano spazi a repliche. Al di fuori dell´Ilva di Taranto ci sono 458 microgrammi Teq per metro quadrato di Pcb, nell´area della Caffaro sono 6.300; per quanto riguarda la diossina, a Taranto ci sono dieci microgrammi Teq per metro quadrato, a Brescia 3.300. Nel sangue umano, la concentrazione di Pcb e diossine è di 46,7 pgTeq/g nei coltivatori vicini all´area dell´Ilva, mentre nei bresciani che non vivono nel sito della Caffaro è di 54 pgTeq/g. Valori molto superiori anche alle aree più inquinate di Stati Uniti e Francia.
LA PRESENZA DI diossine è preoccupante anche per quanto riguarda il latte materno. Ruzzenenti ha parlato del caso di una mamma nel cui latte erano contenuti 147 picogrammi, livello estremamente allarmante: «A questa signora nessuno ha mai detto che il suo latte era contaminato a quei livelli: quel bambino ha assorbito una dose di diossine 441 volte oltre il limite», ha spiegato. Ruzzenenti ha poi attaccato l´inceneritore – «Non serve a nulla, chiudiamolo» -, e la mancata erogazione di fondi per la bonifica della Caffaro: «Per siti di importanza molto minore sono stati stanziati milioni di euro, per Brescia nemmeno un euro. Dobbiamo spingere il governo e l´Europa a risolvere il problema»
articolo di Manuel Venturi da Bresciaoggi
15 marzo 2013
per approfondire visita il portale di Marino Ruzzenenti a questo indirizzo

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