D'un tratto nel folto bosco

Non c’era nessuno in tutto il paese che potesse insegnare ai bambini che la realtà non è soltanto quello che l’occhio vede e l’orecchio ode e la mano può toccare, bensì anche quel che sta nascosto alla vista e al tatto, e si svela ogni tanto, solo per un momento, a chi lo cerca con gli occhi della mente e a chi sa ascoltare e udire con le orecchie dell’animo e toccare con le dita del pensiero.
Amos Oz


lunedì 18 febbraio 2013

Il Coraggio dietro le Parole


DI KATIA GARRI’
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La televisione, Internet, gli sms hanno ridotto il nostro vocabolario, ma ogni parola è un concetto, un'idea, un mondo, il nostro mondo. Ha un contenuto inconfondibile perché è nostro. Perdendola rinunciamo ad un frammento della nostra intelligenza e della nostra sensibilità individuale. Le parole sono la migliore "tecnologia" per divenire consapevoli di stati interiori e di comunicazione. Possono essere come ponti verso il nostro mondo interiore.
Non ci sono sinonimi. Prendiamo come esempio tre parole che spesso usiamo una per l'altra, coraggio, sicurezza e paura. Guardandoci intorno, è facile constatare come nel nostro tempo il concetto di coraggio non goda, di troppa considerazione. Il coraggio è una qualità che noi associamo spesso al concetto di eroismo, riferendoci ai gesti eccezionali di chi mette in situazioni più o meno gravi la propria vita per un bene superiore o per la vita di un’altra persona. Solo raramente il coraggio viene esaltato come una virtù da coltivare e mettere in pratica giorno per giorno. Ciò che più sembra contare oggi, al contrario, è il concetto di sicurezza. Spesso ci viene consigliato di non rischiare, di non fare mosse azzardate, non esporsi, non parlare agli estranei, stare attenti e vigili,  sospettare del prossimo, insomma restare al sicuro di modo che non si corrano rischi. Si continua allora a tenere lo stesso lavoro, anche se non soddisfa, solamente perché si tratta di un posto sicuro, senza neppure adoperarsi attivamente per cercarne un altro che dia stimoli e faccia sentire vivi. Si continua a restare in una relazione nella quale l’amore e la passione sono svaniti da tempo, senza preoccuparsi di come rivitalizzarla, solo perché il rapporto va ormai avanti da anni e non sembra il caso di metterlo in discussione. Si preferisce seguire il flusso degli eventi, anziché cercare di assumersi le proprie responsabilità e determinarne il corso. Si preferisce rimanere al sicuro, non esporsi, adottando un atteggiamento passivo e sperando che i venti della vita conducano in una direzione favorevole. Il passo fondamentale per assumere la piena responsabilità della propria esistenza è acquistare coraggio, vivere senza paura. Non si parla del coraggio di lanciarsi con il paracadute o di tuffarsi da una roccia a picco sul mare o di correre a fari spenti nella notte, ma delcoraggio di affrontare tutte quelle paure che trattengono dall’esprimersi compiutamente e dall’affermare la propria personalità in modo assoluto, senza maschere e timori, avere l’abilità di affrontare la paura del fallimento, la paura del rifiuto, la paura di essere umiliati, la paura di restare soli, la paura di non farcela. Alzi la mano chi nella sua vita personale e lavorativa non ha mai affrontato un momento difficile, un ostacolo non facile da superare. In questi casi il sostegno della famiglia e delle amicizie, ed anche del mondo esterno permette, e dovrebbe sempre essere così, di superare il labile confine che divide l’impossibile dal possibile. Molte delle nostre azioni, sono reazioni all’ambiente che ci circonda. E cosa vediamo intorno a noi? Spesso troppe parole gettate come pietre da parte della politica e dei mass-media, che finiscono d’erodere inesorabilmente la credibilità di tutto e di tutti. Troppo egoismo e casi di inganni, voltafaccia, prevaricazioni. Troppa ansia alimentata dalla percezione che si stia perdendo il controllo sociale delle regole che sono alla base di una serena e civile convivenza. Troppe disuguaglianze, con ricchezze sempre più concentrate in poche centinaia di migliaia di famiglie e povertà incipienti sempre più estese. Con questo scenario non ci si meraviglia se si estende una paura diffusa, che porta inevitabilmente ad una sfiducia individuale e collettiva. In una parola non si crede più a niente.
Tutti noi abbiamo queste paure, nessuno escluso. Ciò che ci differenzia, però, è la volontà di riconoscerle, accettarle e affrontarle. La maggioranza delle persone spesso le ignora , le rifiuta, non le accetta, semplicemente le nega, trova delle giustificazioni. È però sbagliato rimproverare solo gli inetti e litigiosi perché ciascuno di noi, individualmente preso, può contribuire allo sviluppo buttando via la pigrizia, scrollandosi di dosso le abitudini, accettando il rischio, cercando strade diverse, viaggiando nel mondo globalizzato per scoprire nuove occasioni.

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