D'un tratto nel folto bosco

Non c’era nessuno in tutto il paese che potesse insegnare ai bambini che la realtà non è soltanto quello che l’occhio vede e l’orecchio ode e la mano può toccare, bensì anche quel che sta nascosto alla vista e al tatto, e si svela ogni tanto, solo per un momento, a chi lo cerca con gli occhi della mente e a chi sa ascoltare e udire con le orecchie dell’animo e toccare con le dita del pensiero.
Amos Oz


lunedì 28 gennaio 2013

La Shell corsara dei mari italiani: al via la caccia al petrolio nel Mar Jonio



I problemi ambientali della Puglia non si esauriscono con l’Ilva e Taranto. A cinquanta chilometri dalle sue coste, in pieno Mar Jonio settentrionale davanti alle coste calabre di Cariati e Torretta, sta per essere approvato il progetto d74F.R-.SH. proposto dalla Shell al ministero dell’Ambiente per vedersi approvata la procedura di Valutazione di impatto ambientale.

L’istanza, «Istanza di permesso di ricerca di idrocarburi liquidi e gassosi in mare» né più né meno che una bella trivellazione nel Mediterraneo davanti alle coste italiane, è stata presentata il 21 novembre scorso e c’è tempo 60 giorni, quindi fino al prossimo 20 gennaio, per recapitare le osservazioni da parte della società civile e dei cittadini davanti a una delle numerose richieste di trivellazione che le diverse compagnie petrolifere stanno progettando, forti di una bozza di Strategia energetica nazionale che tratteggia un futuro ancora a base di combustibili fossili.

Cercare facilmente informazioni sul sito del ministero non è cosa immediata, anche perchè buona parte della documentazione, cartina geografica compresa, si trova al ministero dello Sviluppo economico alla Direzione per le risorse minerarie ed energetiche.

La data di presentazione della Shell al ministero per lo Sviluppo economico, oltretutto, è datata 23 novembre 2011, ben prima che il Decreto sviluppo dei Governo Monti confermasse la «sanatoria» per le trivellazioni off-shore. Progetti che si vanno a sommare ai permessi già vigenti come i 91 in terraferma e 20 nel fondo marino, più i 6 approvati dalla Regione Sicilia in virtù della sua autonomia statutaria.

Davanti alla determinazione di Shell, i Comuni jonici sono già allarmati. Salvatore Albano, sindaco di Porto Cesareo (foto), ha già detto alla stampa di essersi sentito con il sindaco di Policoro, «cercheremo di contrastare le trivellazioni nel nostro mare, a poca distanza da una costa ricca di comuni che vivono di turismo e che sicuramente subirebbero seri danni, come minimo di immagine, dalla presenza delle piattaforme. Senza dimenticare che nel nostro territorio insiste un’area marina protetta di grande valore».

Il 14 dicembre, il Comune di Policoro ha espresso «parere contrario all’effettuazione di tali indagini ed in ordine all’attività estrattiva in genere» in un ordine del giorno votato all’unanimità. Impegnandosi in più «ad adottare ogni iniziativa utile a scongiurare l’eventualità che vengano intraprese attività di esecuzione di indagini e perforazioni in mare finalizzate alla ricerca ed estrazione di idrocarburi liquidi e gassosi».

La guerra del petrolio è appena iniziata. Si attendono, e accettano, arruolamenti volontari.

Per conoscere le iniziative del movimento No Triv Jonio potete seguire questo sito, a cominciare dall’articolo intitolato «Dieci motivi per dire no alle estrazioni di petrolio in Italia» di Maria Rita D’Orsogna, fisica e docente universitaria.

Per saperne di più sulle denunce di Ong e di Nazioni unite contro la Shell, per i suoi comportamenti nel Delta del Niger, ecco un articolo pubblicato su il manifesto.

http://comune-info.net/ di Alberto Zoratti

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