D'un tratto nel folto bosco

Non c’era nessuno in tutto il paese che potesse insegnare ai bambini che la realtà non è soltanto quello che l’occhio vede e l’orecchio ode e la mano può toccare, bensì anche quel che sta nascosto alla vista e al tatto, e si svela ogni tanto, solo per un momento, a chi lo cerca con gli occhi della mente e a chi sa ascoltare e udire con le orecchie dell’animo e toccare con le dita del pensiero.
Amos Oz


venerdì 7 dicembre 2012

Aumento spread, ma cos’è successo realmente ieri?



I rendimenti sono cresciuti a causa della mossa di Berlusconi o c'è anche un effetto Draghi? L'analogia con lo spread Bonos Bund


Spread, ancora spread. Se ci eravamo abituati da qualche settimana a parlarne con un pizzico di entusiasmo, dato che il differenziale di rendimento tra i nostri BTp e i Bund a dieci anni era sceso fino a un minimo di 292 punti base, da ieri siamo tornati in parte con i piedi a terra. La maledizione dello spread colpisce ancora e per l’ennesima volta si dibatte se abbiano inciso negativamente alcuni avvenimenti interni o fattori internazionali. Perché anche certe coincidenze sembrano fatte apposta per disorientare (Spread sotto i 300 punti: il merito è anche di un altro Mario, Draghi).

Crisi di governo: parte la campagna elettorale di Berlusconi

E’ accaduto, infatti, che ieri il PDL ha fatto mancare il suo appoggio ai provvedimenti sull’economia portati in aula al Senato dal governo. Reazione decisa alle parole contrariate del ministro dello Sviluppo, Corrado Passera, sulla ridiscesa in campo dell’ex premier Silvio Berlusconi. Per tutta risposta, anche il PD ha chiesto che il premier Mario Monti salga al Colle per valutare la possibilità di dimettersi. E’ evidente che la maggioranza non esisterebbe più.
Nelle stesse ore di convulse dichiarazioni politiche, lo spread s’impennava dai poco più dei 300 punti base sulla scadenza decennale fino ai 330 bp, chiudendo a fine seduta a 327 punti, portando il rendimento al 4,57%. Al contempo, Piazza Affari era l’unica a chiudere negativa a -0,75%. Dunque, Berlusconi ha spaventato i mercati? Senza Monti, l’Italia è perduta?
Prima di giungere a facili conclusioni, bisogna analizzare quanto accaduto anche a Francoforte. Come ogni mese, il governatore della BCE, Mario Draghi, ha tenuto la conferenza stampa per comunicare le decisioni assunte dal consiglio direttivo, in merito ai tassi di riferimento. Per il quinto mese consecutivo, i tassi sono stati mantenuti invariati allo 0,75%, che pur essendo ai minimi di sempre, hanno forse deluso le aspettative dei mercati per un loro ulteriore taglio (Tassi Bce: Draghi li riconferma allo 0,75%
Ma la vera delusione è arrivata con i dati sulla crescita dell’Eurozona nel triennio 2012-’14, snocciolati da Draghi e peggiori del previsto. Quest’anno, il pil dovrebbe scendere mediamente tra lo 0,4% e lo 0,6%, quando precedentemente era stimato in calo tra lo 0,2% e lo 0,6% (Draghi vede crisi economica fino al 2013. “No comment” su risalita spread).
Spostandoci al 2013, il pil dovrebbe scendere tra lo 0,3 e lo 0,9%. La stima precedente era compresa tra -0,4% e +1,4%. Un netto peggioramento, che lascia intravedere solo una timida ripresa nel 2014, quando il pil crescerà dell’1,2%.
Unico dato positivo è il contenimento dell’inflazione sotto il 2% l’anno prossimo (+2,5% nella rilevazione precedente), per via della bassa crescita

Spread Bonos Bund: movimento molto simile al caso italiano

Dunque, avrà influito di più o soltanto il vento di crisi politica in Italia o lo scenario peggiore sull’economia europea? E’ un dato di fatto che non solo i BTp, ma anche i Bonos hanno visto allargare il divario di rendimento dai Bund tedeschi. E con una tempistica oraria molto simile, nel senso che i due titoli viaggiavano in crescita (calo di rendimento) fino alle primissime battute sui mercati, alla riapertura di ieri, mentre successivamente sono prevalse le vendite. Con i BTp a precedere i Bonos nella fase calante, così come anche nel primo pomeriggio, quando i titoli italiani anticipano la leggera ripresa, crescendo nelle quotazioni subito dopo le dichiarazioni di Draghi, contrariamente ai Bonos che accusano il colpo per un pò, scendendo, salvo risalire sul finale di seduta.
Nelle stesse ore, l’euro scendeva da 1,3125 contro il dollaro, ossia ai massimi da ottobre, per attestarsi fino a un minimo di 1,2950 e poi risalire a quota 1,2970, ma sempre sotto la soglia di 1,30. Tuttavia, tra le borse non c’è alcun panico e solo Piazza Affari chiude in rosso. Questo era ieri. Oggi, invece, pare che il nervosismo stia prevalendo un pò dappertutto, sebbene non in modo drammatico. E anche gli spread di BTp e Bonos risultano in leggera crescita, mentre l’euro resta sui valori minimi da un mese.

Berlusconi e il gelo di Draghi sono le cause del ritorno del vento di sfiducia

A conclusione della breve analisi, pare che l’apertura di fatto della crisi politica in Italia abbia un pò accentuato e anticipato il corso negativo sui BTp e in borsa, sebbene qualche analista spiegherebbe parte dell’impennata di ieri dello spread con la ricopertura degli investitori, dopo i lauti acquisti delle sedute precedenti.
Ad ogni modo, è evidente che un effetto crisi c’è stato e che si è sommato alle dichiarazioni non confortanti di Draghi, che sono andate anch’esse nella direzione di suggerire maggiore cautela ai mercati. Difficile, altrimenti, spiegare come anche la Spagna sia stata coinvolta in questo trend per i suoi Bonos, l’euro scenda sul dollaro, o come anche le altre borse europee stiano seguendo una scia prudente nella seduta odierna.


Link: http://www.investireoggi.it/economia/aumento-spread-ma-cose-successo-realmente-ieri/#ixzz2EMdZVKSF

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