D'un tratto nel folto bosco

Non c’era nessuno in tutto il paese che potesse insegnare ai bambini che la realtà non è soltanto quello che l’occhio vede e l’orecchio ode e la mano può toccare, bensì anche quel che sta nascosto alla vista e al tatto, e si svela ogni tanto, solo per un momento, a chi lo cerca con gli occhi della mente e a chi sa ascoltare e udire con le orecchie dell’animo e toccare con le dita del pensiero.
Amos Oz


venerdì 18 maggio 2012

Primi risultati della cura Monti: debito alle stelle e recessione

15/05/2012

 


Tre  notizie, tra ieri ed oggi, stanno tenendo banco sui  media: la nuova corsa dello spread, il record assoluto del nostro debito pubblico e che l’Italia è ormai strutturalmente in recessione.
Queste notizie si danno però senza ricordare che da sei mesi a Roma “manovrano” i professori, le cui misure anticrisi avrebbero già dovuto produrre i loro primi effetti (Non erano stati chiamati al capezzale del Paese per fronteggiare la crisi del debito?).
E invece no. Al netto della gragnola di tasse che si è abbattuta sui contribuenti italiani e della stessa riforma del sistema pensionistico, lo stato di salute dell’economia e della finanza pubblica italiana è più compromesso di quanto non lo fosse qualche mese addietro.
La verità è che questa crisi è una crisi di sistema ed il rincorrere gli speculatori sul loro stesso terreno porterà le nostre società al disastro.
Con la filosofia dei tagli alla spesa e dei risparmi, anche se il popolo italiano venisse ridotto letteralmente alla fame, non si riuscirebbe mai a cancellare la massa di debito che grava sulle casse dello Stato e sull’economia nazionale.
Per capirci: stante il volume attuale del debito – 1946 miliardi di Euro – ,per raggiungere l’obbiettivo del suo azzeramento servirebbero non meno di 100 manovre come quella che ha recentemente varato il governo tecnico del professor Monti. E sì, perché in rapporto all’entità del debito accumulatosi, una manovra di 20 miliardi vale appena lo 0,001!
Che fare allora? Invertire la rotta e puntare sull’aumento della domanda, ovviamente. Subito, perché nel lungo periodo, come ci insegnava  John Maynard Keynes, “saremo tutti morti”.
Luigi Pandolfi
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